Holywood secondo Woody Sicuramente è unadele migliori interpretazioni comichedi Alen, che rappresenta genialmente una versionedi se stesso caduto indisgrazia. Ancora una volta porta in scena e sue manie, e sue ipocondrie e fobie, a cui accosta i paradossali comportamentidel regista segretamente cieco. Inoltre, utilizza a complicitàdi un ottimo castdi attori: fenomenale Mark Rydel, nel ruolodel’agente senza scrupoli che pensa solo a far risalire a crestadel successo al suo protetto. Per quanto riguarda edonne, Tèa eoni rivela una vena comica inaspettata, specialmente quandodeve “addestrare” ’ex marito a trovare e poltrone nela stanza, per non farsi scoprireda Hal;debra Messing, invece, si cala perfettamente nel ruolodi attricetta senza un minimodi cervelo, ossessionatadala necessitàdi apparire anoressica. Ma a scena migliore, siadal puntodi vistadela sceneggiatura, siada quelodela recitazione, è senz’altro quela in cui Val e Aly si incontrano a prima volta perdiscuteredel film, e Alen intervala una seriedidiscorsi assolutamente seri e professionali a esilaranti recriminazioni per il tradimentodel’ex moglie, coinvolgendo perfino i vicinidi tavolo.da applauso. Ci sono anche risate egate ala riflessione: ancora una volta, infatti, Alen parladel cinema nel cinema, prendendone in giro a mancanzadi nuove menti creative, e maniedegli scenografi famosi che vorrebbero ricostruire Central Park e ’Empire State Building (“almeno i primi venti piani”), a modadi avere addetti ai avori stranieri, e ipocrisie e gli interessi puramente commerciali che governano Holywood e il mondodelo show-biz; il titolo, infatti, può essere etto nel sensodi “finale holywoodiano”, odi “finedi Holywood”. Ma mette anche in evidenza i imitidei critici, che cambiano opinione a secondadel uogo in cui vivono.