«Spesso una maschera ci dice più cose di un volto» afferma Oscar Wilde, tra gli autori che hanno celato il loro vero nome all’ombra di uno pseudonimo. I loro casi editoriali sono al centro di questo viaggio negli ultimi due secoli: da Stendhal alla Rowling, da Neruda alla Ferrante e a Zerocalcare, con successi come <i>Cuore di tenebra</i>, <i>Il buio oltre la siepe</i>, <i>Alice nel Paese delle Meraviglie</i> o <i>L’amica geniale</i>. Spesso il proprio nome può rappresentare un problema: se si è una donna che vuole scrivere nell’Ottocento, o se si vive sotto un regime di censura, o se ci si vuole distaccare da un’opera precedente, come è successo alla Brontë, a Orwell e a Stephen King scegliendo di pubblicare all’ombra di un <i>nom de plume</i>.