Il numero 7/2020 della rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais si apre con un focus dedicato ai crimini coloniali dell’Italia in Africa e alla necessità che essi trovino posto nella memoria nazionale.Se infatti le stragi nazifasciste sono ormai parte di ‘una memoria storica provata’, non si può dire che i crimini compiuti durante il periodo di occupazione italiana di Eritrea, Somalia, Libia ed Etiopia siano parte della memoria collettiva della nazione. Valeria Deplano illustra le ragioni di tale assenza, mettendo in luce come tenere memoria degli episodi di violenza in cui gli italiani non sono vittime ma carnefici significhi mettere in discussione il modo in cui l’Italia repubblicana si è presentata e rappresentata fin dagli anni Quaranta; Giuliano Leoni e Andrea Tappi ripercorrono invece le fasi che hanno caratterizzato i manuali di storia in uso nelle scuole italiane in materia di colonialismo, dalle omissioni e reticenze di un tempo alla maggiore complessità interpretativa di oggi (che resta però sempre unilaterale).Una seconda sezione del numero è incentrata sui trent’anni che ci separano da quel biennio che sconvolse l’Europa (1989-1991) e che conteneva in sé i prodromi degli sviluppi, e delle crisi, che viviamo ancora oggi: Ennio Cavalli ci regala il suo diario da testimone in presa diretta, portandoci a bere birra e mangiare Bratwurst per le strade di una stralunata Berlino che si preparava a vivere di nuovo unita e facendoci incontrare i testimoni della storia a Mosca, poco prima dello sgretolamento dell’Unione Sovietica; Gilles Kepel e Jacques Rupnik analizzano gli effetti a lungo termine di quegli eventi sull’equilibrio geopolitico mondiale; mentre lo storico tedesco Ilko-Sascha Kowalczuk riavvolge il filo della storia, chiedendosi se il percorso che ha portato dalla caduta del Muro alla riunificazione delle due Germanie fosse l’unico possibile e illuminando le conseguenze che quella scelta ha avuto per il futuro della Germania e dell’Europa tutta.Ai 50 anni dall’approvazione della legge sul divorzio (1° dicembre 1970) è dedicata una terza parte del numero: Giambattista Scirè ripercorre le tappe che condussero all’approvazione della Fortuna-Baslini e successivamente al referendum; Gianfranco Spadaccia, Luciana Castellina e Raniero La Valle ci raccontano invece il clima culturale e politico nel quale si svolse quel dibattito e quale fu il loro ruolo nella battaglia per quella legge destinata a cambiare l’Italia. Arricchiscono la sezione le lettere che Giorgio La Pira scrisse in quel frangente a Enrico Berlinguer nel tentativo di convincerlo a boicottare la legge.Ma il nuovo numero di MicroMega – in edicola, libreria, ebook e iPad dal 5 novembre – non si esaurisce qui. Valerio Nicolosi ci conduce lungo le rotte dei migranti: un percorso di sofferenza e totale assenza di diritti, sotto lo sguardo indifferente, quando non cinico, dell’Europa; Daniele Nalbone racconta la storia del primo esperimento di museo abitato al mondo; Evgenij Morozov ci invita a uno scatto di creatività politica per affrontare la sfida del digitale; Paolo Flores d’Arcais (in conversazione con Gianni Barbacetto e Andrea Siravo) racconta un Craxi inedito, non così antipatico come molti pensano; MicroMega, la rivista della sinistra illuminista.