Temuta e invidiata, spesso caricaturizzata, idealizzata o ridicolizzata: che paese è realmente la Svizzera? L’interesse verso l’eccezionalità elvetica è tornato di grande attualità con l’entrata in vigore della Brexit, un motivo in più per The Passenger per lanciarsi nella sfida di svelare un luogo intrigante, anche perché famoso per i suoi segreti, quello bancario su tutti. Nel frattempo è stato rimosso ma ne rimangono altri, come il muro di discrezione che protegge la più grande collezione d’arte del mondo, che riusciamo a infrangere grazie a un reportage di Isabelle Mayault. Il volume si apre con un’intervista allo scrittore Peter Bichsel, storica voce critica e controcorrente che si interroga proprio su questo: l’anima del paese. Spesso sono gli stessi svizzeri a essere corresponsabili della diffusione di un’immagine distorta di paradiso rurale e alpino da cartolina, tematica che affrontiamo grazie a Oliver Scharpf che ha dedicato un intero libro ai miti svizzeri, da Heidi al coltellino, e di come hanno contribuito ad alimentare l’industria del turismo. Quest’idillio di sole, chalet e prati fioriti non corrisponde del tutto alla densità di centri urbani, peraltro abitati dalla percentuale più alta di immigrati in Europa dopo il Lussemburgo: uno su quattro. Lo scrittore di origini camerunensi Max Lobe ci racconta cosa significa integrarsi e affannarsi per provare a diventare un «bravo svizzero». Le procedure per ottenere la cittadinanza, come si sa, sono tra le più rigide al mondo e così molti si limitano a fare i frontalieri in un paese incastonato tra le montagne che è tutto un confine: tra cantoni e stati europei, tra comunità linguistiche e religiose. Yari Bernasconi, poeta e giornalista, ci porta in tre crocevia simbolo: Ginevra, Basilea e Chiasso. A proposito di diversità linguistiche e culturali non poteva mancare un contributo in romancio, è quello di Leo Tuor che racconta le montagne tra i Grigioni e il Ticino con gli occhi di chi le vive da vicino: pastori e cacciatori. Oltre alle quattro lingue ufficiali ce n’è una quinta che in realtà è la più parlata di tutte – un altro segreto, ma questa volta di Pulcinella – il dialetto svizzero tedesco. Glorificato come «lingua del cuore», secondo Irena Brežná, scrittrice senza peli sulla lingua – è il caso di dirlo – ha invece un retrogusto sovranista e provinciale che tende a escludere chi non lo mastica. La Svizzera è primatista europea nell’accoglienza di turisti che affrontano un viaggio di sola andata, quello per ricorrere al suicidio assistito, garantito dall’approccio laico e libertario dello stato, raccontato in prima persona da Daniel de Roulet, autore di un romanzo sul ricorso all’eutanasia da parte di sua madre. Infine, per comprendere la Confederazione elvetica, non possiamo non affrontare due capisaldi della sua identità: la democrazia diretta, spiegata dall’autorevole storico Georg Kreis, e l’esercito, sviscerato dal giornalista della Radio Svizzera Enrico Bianda.