The Passenger viaggia per la prima volta nel Sudest asiatico, una regione del mondo attraversata da ricorrenti crisi politiche e molto amata dai turisti. La Thailandia, con la sua capitale scintillante ma spesso teatro di imponenti manifestazioni di protesta, le sue incantevoli spiagge e isole, incarna più di tutte queste contraddizioni. Il volume si apre con il contributo di un grande conoscitore del paese, Claudio Sopranzetti – testimone di alcuni dei momenti più drammatici della vita politica thailandese dell’ultimo decennio, a cui ha dedicato un saggio e una graphic novel – che firma un ritratto di alcuni degli attivisti che negli ultimi anni hanno osato sfidare la monarchia. La lotta non è solo per le strade e nei palazzi del potere di Bangkok: la giornalista americana Diana Hubbell è autrice di un’inchiesta su un gruppo di agricoltori del Sud del paese che si sono ribellati alla prepotenza dei grandi attori dell’industria dell’olio di palma per difendere il loro diritto alla terra. Per immergerci a pieno nella cultura della capitale c’è Philip Cornwel-Smith, che la racconta e la frequenta da trent’anni e che inizierà i lettori al concetto di thainess, l’ideologia etnocentrica che ha accompagnato lo sviluppo della nazione thailandese moderna. La tensione tra centro e periferia attraversa l’intera società e ha ripercussioni perfino nella sfera religiosa, come ci svela lo scrittore Pitchaya Sudbanthad, che ha fatto un’esperienza di noviziato e ha visto da vicino i dissidi tra il consiglio supremo del buddhismo thailandese e le correnti meno ortodosse. Le ondate di assimilazione hanno coinvolto i tanti popoli di quello che era, e in parte ancora è, uno stato multietnico. Peera Songkünnatham, originario della regione dell’Isan, il Nordest del paese che conta per un terzo del territorio e della popolazione nazionale, svela i pregiudizi esotizzanti e le accuse di provincialismo a cui i suoi conterranei sono sottoposti. Nelle province a maggioranza malese e musulmana del Sud la frattura è più profonda e dolorosa, come emerge dal drammatico reportage del giornalista Veerapong Soontornchattrawat sulla repressione delle spinte indipendentiste locali. Un’altra frontiera sensibile è quella con il Myanmar, governato da giunte militari ancora più spietate di quelle della Thailandia, dove molti finiscono per trovare rifugio: il reportage dalle zone di confine è a firma di Nicha Wachpanich. A spaventare i thailandesi non sono solo le minacce reali, il paese infatti è infestato di fantasmi di spiriti sofferenti, una credenza diffusissima che può avere conseguenze molto reali. Emma Larkin, scrittrice cresciuta in Asia, ci guida in questo spettrale mondo parallelo. Anche il soft power è qualcosa di impalpabile, ma che in Thailandia viene preso molto sul serio con investimenti a pioggia per cercare di rafforzare il prestigio e quindi indirettamente anche l’economia nazionale, con il sogno di eguagliare i successi dell’onda coreana o giapponese. Valeria Palermi, giornalista di base a Bangkok, ha seguito questi sforzi, talvolta ancora un po’ ingenui. Tra i prodotti culturali di esportazione di maggiore successo ci sono i romanzi boys love (e le rispettive serie tv), storie d’amore tra uomini che, anche se sono lette perlopiù da giovani donne eterosessuali, testimoniano la relativa tolleranza del paese verso la comunità lgbtq+. Chi meglio di Jidanun Lueangpiansamut, scrittrice che spazia tra tanti generi, tra cui anche il boys love, per raccontarci la vivacità di questa scena letteraria?E poi, in apertura e in chiusura del volume, alcune rubriche imprezioscono il volume: l’intellettuale Prabda Yoon ha scelto un brano rap urbano che fotografa alla perfezione la Bangkok dei giorni d’oggi, il produttore musicale Ted Yuthana Boonorm ha firmato la consueta playlist, mentre Andrea Staid si è occupato di una forma particolarmente odiosa di turismo, l’etnoturismo che mercifica le cosiddette donne giraffa di etnia padaung.