Commentando una ampia bibliografia che copre cinquanta anni di vita della università italiana a partire dal 1968 il volume concentra l’attenzione sul fondamentale rapporto tra i tempi di funzionamento richiesto dall’università e i tempi attesi dalla società. L’università, occorre chiedersi, è davvero in grado di ridefinire tempestivamente la propria secolare missione sociale, di produrre rapidamente autonome decisioni socialmente rilevanti, di programmare realisticamente le proprie funzioni sociali? Questi quesiti toccano vari piani temporali, rispettivamente un piano storico orientato al passato, un piano decisionale orientato al presente, un piano programmatico orientato al futuro. Nel loro insieme essi appaiono fortemente condizionati da un diffuso approccio burocratico che riesce a rispondere con ritardo alle accelerazioni della società. Le conseguenze di questo scollamento temporale risultano socialmente evidenti soprattutto nel campo della formazione, dove una combinazione di frammentazione e omologazione dell’offerta didattica sembra condannare una generazione a percorsi preparatori più lunghi, che ritardano l’inserimento nel mondo del lavoro e il raggiungimento di una piena cittadinanza.