<b>L&rsquo;et&agrave; avanza, i sogni di bambino di diventare calciatore vero sono ormai stati superati da un lavoro normale, una famiglia, una compagna o altro. Eppure&hellip; &nbsp;</b><br />?<br />&hellip; <b>quella &ldquo;passionaccia&rdquo;</b> di preparare la borsa, gli scarpini, la tuta, i parastinchi e volare, nel tempo libero, a <b>giocare la partita di pallone ci accompagna sempre</b>, almeno fino quando il fisico ce lo consente.<br />?<br />Chi lo fa per tirare solo due calci, per autoconvincersi che ci sa fare anche lui e che solo la sfortuna gli ha impedito una carriera da professionista, chi per cercare di salvare, dai trent&rsquo;anni in su, quel che resta del fisico pi&ugrave; o meno asciutto di un tempo.<br />?<br /><b>Cos&igrave; pu&ograve; accadere che dalla semplice sgambata nasca l&rsquo;idea pi&ugrave; ambiziosa, quella di formare una squadra vera, almeno nelle intenzioni</b>. Con un nome, uno sponsor, una maglia uguale per tutti e <b>che partecipi a un campionato nel quale, alla fine, si vinca qualcosa</b>. <b>Una coppa</b>, per quanto altamente simbolica, che stia a certificare chi &egrave; riuscito a trionfare su tutte le altre nel torneo Amatori.<br />?<br /><b>Impresa praticamente impossibile per chi, come la squadra che viene narrata in questa storia (vera), ha raccattato un po&rsquo; di tutto</b>: tre-quattro giocatori dal discreto passato, ma anche gente ferma da molti anni, altri abituati alla partitella della domenica mattina con i giubbini a fare da pali delle porte, o addirittura personaggi che non hanno mai calciato un pallone, o quasi.&nbsp; Un gruppo che comunque ha finito con il creare solide e durature amicizie.<br />?<br /><u>Qui si racconta di una delle tante formazioni amatoriali che popolano le nostre provincie e che scandiscono secondo i medesimi ritmi, quasi tribali, i loro percorsi settimanali</u>: gli allenamenti fatti soprattutto solo per giocare, le cene in compagnia con l&rsquo;illusione, poi, di fuggire dalla monotonia, con una concessione al peccato extra-coniugale, la partita del sabato, le sconfitte, le vittorie e le incazzature che il giorno dopo passano, perch&eacute; la routine ci riassorbe.<br />?<br /><b>Per&ograve; ci si sente calciatori veri, anche solo per qualche ora</b>, dal momento in cui si posa per la fotografia, a quando si discute con l&rsquo;arbitro per episodi dubbi, fino all&rsquo;esultanza sotto l&rsquo;esiguo manipolo di amici che ai nostri occhi assumono le sembianze di una Curva zeppa di tifosi vocianti. Per noi.