Rispolverato dopo secoli di abbandono in et&agrave; umanistica (buona parte del Corpus Tibullianum era fortunatamente conservata nei codici Ambrosiano e Vaticano), Albio Tibullo gode di una vera riscoperta tra la fine del Settecento e i primi dell&#39;Ottocento: &egrave; uno degli ispiratori delle <i>Romische Elegien</i> di Goethe e trova grande attenzione critica e filologica in molti traduttori, tra cui il tedesco J.H.Voss. Da non dimenticare &egrave; la stima a lui rivolta da alcuni poeti lirici italiani, su tutti Giosu&egrave; Carducci e il giovane Gabriele D&#39;Annunzio. Goethe ama Tibullo e riscopre Properzio: li legge e rilegge, li ritiene due autori classici ingiustamente considerati minori. Nel suo <i>Viaggio in Italia</i>, Goethe, nel suo girovagare e oziare per la campagna laziale e le rovine dell&rsquo;antica Roma si atteggia un po&rsquo; a novello Tibullo. Ama starsene sdraiato all&rsquo;ombra di una pianta, carezzare antichi marmi, visitare templi abbandonati, frequentare osterie di campagna.&nbsp; Singolare &egrave; in Tibullo l&rsquo;uso degli aggettivi, in essi riassume un&rsquo;azione, una intera frase. Un esempio, fra tanti: parlando della vecchiaia in un passo dice &nbsp;&ldquo;venit lento curva senecta pede&rdquo;, giunge la vecchiaia curva a passo lento, verrebbe da tradurre, l&igrave; per l&igrave;. E&rsquo; invece, evidentemente: arriva la vecchiaia che curva il corpo e la schiena e con un passo che, per colpa sua, si fa strascicante. Un esempio di scrittura concentrata, molto, molto affascinante. E impegnativa.<br />Buona lettura!