Graffianti, questi versi di Alessandra.

Mirati a scalfire ciò che appare per andare alla ricerca dell’essere.

L’apparire di un mondo impregnato di violenza, quella che si consuma, nella notte illuminata dai cassonetti incendiati, velata dal fumo delle droghe, arredata da muri imbrattati di bugie e d’ipocrisie, un mondo che altro non è se non un sistema corrotto che mette paura, laddove si vive di sesso e di gioco.

Cos’è la vita se trascorre nella morte e nella solitudine?

La vita che si vive senza amore, quella che si trascina tra illusioni e incertezze.

Cos’è la donna, corpo senz’anima tra amplessi proibiti e pensieri osceni, preda, comunque, di un uomo egoista perché si sottrae alla responsabilità di amare; di un uomo distratto attento, soltanto, alle lingue aguzze pronte a sparlare degli errori degli altri, false comparse invischiate nel gioco del piacere.

Coppie congiunte che non si completano, insieme a sentire soltanto, che tra loro, manca qualcosa.

Questo è lo sfondo integratore, il negativo di una pellicola che, guardata in positivo, dà la dimensione di Alessandra Perziano.

Chi sono io: una donna intelligente, coraggiosa, controcorrente. Una donna che ama la vita e l’amore, che apprezza la lealtà e vive nel rispetto degli altri: uomini autentici che escono dal ghetto per illuminare i valori positivi di un Sud che rifiuta di apparire e tenta di viaggiare, unito, sulla strada della Madre.

Più matura, questa raccolta, rispetto a “Occhi di Farfalle”, già molto bella, ma più semplice nella tessitura.

Più sofisticata, questa, nell’impianto, più incisiva nel giudizio, più essenziale nel verso.

Urticante …!