Democratico cristiano attratto dal nazionalismo. Militante nazionalista assertore dell&rsquo;imperialismo. Esponente futurista pioniere della sciencefiction italiana, autore di componimenti paroliberi e di arditi progetti di riforma delle istituzioni, dell&rsquo;architettura e del costume. Ideologo della destra fascista cattolica e neo-monarchica. Teorico della revisione del futurismo in chiave reazionaria. Questo &egrave; stato, nella sua breve esistenza l&rsquo;itinerario del conte Vincenzo Fani Ciotti (1888-1927), meglio conosciuto con lo pseudonimo Volt. Il libro ne ricostruisce l&rsquo;inquieta traiettoria intellettuale e politica esaminando i suoi aggressivi interventi sulla stampa periodica (da &laquo;L&rsquo;Azione democratica&raquo; a &laquo;L&rsquo;Idea Nazionale&raquo;, da &laquo;Roma Futurista&raquo; a &laquo;Il Popolo d&rsquo;Italia&raquo;, da &laquo;Gerarchia&raquo; a &laquo;L&rsquo;Impero&raquo;) e recuperando inedite carte d&rsquo;archivio. Dall&rsquo;analisi delle riflessioni su Filippo Tommaso Marinetti, Vilfredo Pareto, Giovanni Gentile e Charles Maurras e delle polemiche con Ardengo Soffici, Camillo Pellizzi, Giuseppe Bottai e Curzio Malaparte, emerger&agrave;, a un secolo dalla marcia su Roma, il profilo del contributo che alla dottrina fascista e alla sua espressione artistica forn&igrave; Volt, per Mussolini uno dei<br />maggiori &ldquo;segni di prefascismo spirituale&rdquo; e un campione della &ldquo;cultura della rivoluzione&rdquo;