<i>Nell&rsquo;anima prima che nel tempo si avverte la fine dell&rsquo;estate. La pi&ugrave; cara, la pi&ugrave; effimera, la pi&ugrave; giovane delle stagioni. Il riso di un gabbiano, una nuvoletta nel turchino, un soffio e l&rsquo;attesa si muta in memoria, in malinconico autunno. Sentimento che non risparmia nessuna et&agrave;. L&rsquo;estate finisce quando, al crepuscolo, le voci cessano intorno e il mare ricorda, ricorda. Ricorda le vite di secoli e di una sola estate. E cos&igrave;, mentre si fa sera e le ombre si allungano come tante piccole notti, un uomo, in solitudine, cerca tra queste piagge, dolorosamente, di trovare un minimo scampo, un punto di salvezza tra le maglie di una realt&agrave; asfissiante, frenetica, ottusa.</i><br />(Dalla prefazione di Francesco Paolo Sicolo)