Da una prospettiva imprenditoriale, quella che chiamiamo oggi &laquo;crisi globale&raquo; &egrave; un ciclo&nbsp;pluridecennale particolarmente accidentato, all&rsquo;incrocio tra il crack della finanza del 2008,&nbsp;che ha messo a nudo i limiti del capitalismo cos&igrave; come lo conosciamo, la Quarta rivoluzione industriale, che ha accelerato digitalmente la discontinuit&agrave; culturale e generazionale, la globalizzazione delle filiere, che ci ha messo in rete con una pluralit&agrave; di culture, e la pandemia COVID-19, che ha generato una discontinuit&agrave; cognitiva nella nostra capacit&agrave; di comprendere il contesto e prevederne l&rsquo;evoluzione.<br />Ecco che in queste condizioni la parola d&rsquo;ordine della continuit&agrave; diventa &laquo;insieme&raquo;, una rete di intelligenze al lavoro intorno allo stesso obiettivo, per superare i confini dell&rsquo;individuo imprenditore, che rischia di cadere nelle trappole dell&rsquo;autoreferenzialit&agrave;, prima, e della paura, poi. Nella misura in cui sapremo rileggere il contributo economico-sociale dell&rsquo;impresa alla luce della prospettiva fiduciaria che caratterizza tutte le relazioni umane, potremo aggregare tutte le intelligenze intercettabili nel perimetro degli stakeholders, aprendoci a modelli partecipativi che ci aiutino a progettare la trasmissione dell&rsquo;impresa e del suo valore nel tempo, portando nel mirino delle opzioni &ndash; troppo spesso limitate al solo passaggio generazionale &laquo;di padre in figlio&raquo; &ndash; anche le numerose varianti che l&rsquo;apertura di management, governance e capitale hanno da offrirci.<br />In contesti dove il cambiamento &egrave; la regola e dove costantemente a rischio &egrave; la continuit&agrave; del sistema (organizzazione, impresa, societ&agrave;), l&rsquo;unica possibile risposta &egrave; quella di scrivere una nuova narrazione, intergenerazionale, insieme.