Per mezzo dello sguardo l&#39;uomo si difende dalla morte, incognita della vita per antonomasia.<br /><br />Ripercorrendo gli studi su lutto e cordoglio, si esaminano le tradizioni di alcune comunit&agrave; del meridione d&#39;Italia oggi pressoch&eacute; scomparse. Con alcuni documentari etnografici di stampo demartiniano, sono stati studiati la morte, il lutto e il cordoglio in alcune culture &quot;subalterne&quot;, prestando particolare attenzione al lavoro di Luigi Di Gianni, regista che in varie occasioni collabor&ograve; con l&#39;antropologo Ernesto De Martino. Attraverso questi documenti si studia il lamento rituale, importante forma terapeutica canonizzata, con cui la comunit&agrave; si rende partecipe del dolore dei luttuati, aiutandoli ad elaborare l&#39;accaduto.<br />La contemporaneit&agrave; dell&#39;oblio del lutto viene invece esaminata attraverso alcuni film fiction, che diversi nelle loro sottotematiche, propongono situazioni a noi pi&ugrave; comuni, in cui l&#39;uomo di oggi non riesce ad affrontare adeguatamente la perdita di un proprio simile.<br />Altri documentari, tra cui un&#39;intervista filmata ad un&#39;anziana zia dell&#39;autore, costituiscono il ponte tra un passato marcato da espedienti &quot;tradizionali&quot; e un presente caratterizzato da un allontanamento del dolore, sempre pi&ugrave; veloce, che porta - attraverso l&#39;oblio - un maggiore senso di smarrimento e solitudine.<br /><br />Il fulcro del presente lavoro costituisce la tesi di ricerca in antropologia visiva dell&#39;autore. Si ritiene di poterla riproporre oggi come possibile strumento di pensiero, dati gli anni concitati che tutti stiamo vivendo. Anche se quanto accaduto alla nostra societ&agrave; negli ultimissimi tempi, non viene qui affrontato - poich&eacute; si tratterebbe di un&#39;autonoma complessa ricerca - si intende comunque offrire utili spunti di riflessione, atti alla difesa del pluralismo delle idee, delle tradizioni, delle culture, e degli infiniti modi di vivere e morire.