<br /><br /><i>Dunque i libri erano in un cassone di abete, nella legnaia, e il loro valore fu stimato in lire otto nell&rsquo;inventario. Povera zia, che la luce del Signore mai per te non si spenga; ma tutta la sua eredit&agrave; valeva poco di pi&ugrave;! Sul cassone dei libri v&rsquo;era un&rsquo;olla olearia ma vuota di olio; v&rsquo;era il &laquo;prete&raquo; con cui, la povera zia si scaldava il letto nel tempo felice in cui era in vita la buon&rsquo;anima di suo marito. Dopo credo che abbia smesso; un po&rsquo; per economia, un po&rsquo; perch&egrave; per lei cos&igrave; grama, bastava lo scaldino, oramai. Oltre al &laquo;prete&raquo;, vi era sul cassone enorme un morta &shy; io di marmo, dentro il quale due affezionate galline facevano l&rsquo;uovo per il caff&egrave; della povera zia, e per il fioretto col brodo. Esisteva anche un gatto di nome Tombolino, che mi parve come il custode del cassone. Esistevano anche, nell&rsquo;orto, due peri, che facevano le grosse pere; ma la povera zia le vedeva soltanto e non poteva dire se erano buone, perch&egrave; i vicini non aspettavano che fossero mature per rubarle. La natura era buona con la povera zia; e cos&igrave; il gatto e le galline: ma gli uomini, no. Ella si consolava andando in chiesa a pregare per tutti. &laquo;Quest&rsquo;autunno mi diceva la zia con la sua piccola voce quando verrai quass&ugrave;, tu rimani un giorno o due, e vedi, se fra quei libri c&rsquo;&egrave; qualche cosa che vada bene per te&raquo;. &laquo;Ma te li metter&ograve; tutti in ordine, cara zia, i tuoi libri&raquo;. &laquo;No rispose ella, non mi fare questa confusione. E poi dove metterli? Una volta c&rsquo;erano le sue scansie, ma adesso non c&rsquo;&egrave; pi&ugrave; niente&raquo;.</i>