L’inverno è lo sfondo su cui l’autore dipinge undici miniature (in omaggio a Eleven kinds of loneliness di Richard Yates), storie di persone di cui ci racconta un episodio, un frammento, con una nitidezza sorprendente. Sotto la sua lente da entomologo, sfilano personaggi eterogenei, tridimensionali, assai credibili, perfetti nella loro imperfezione: la cameriera che ha vissuto una storia d’amore con un famoso cantante, l’arzillo vecchietto che gioca a poker con le amiche, Klaus, idraulico bestemmiatore e comunista dal cuore d’oro e così via. I loro discorsi sono quelli che sentiamo intorno a noi ogni giorno, i loro pensieri sono i nostri, i loro amori sono i nostri, i loro matrimoni sono i nostri, i loro lavori sono i nostri, i loro sogni sono i nostri. Figurine di un presepe profano, sono tutti affetti dalla malattia dei nostri tempi, l’infelicità, dalla nostalgia di ciò che è stato e dal rimpianto di ciò che non è stato.