Questa monografia, nata dalla tesi di laurea sperimentale in architettura e urbanistica dell’Arch. Alice Cazzanti, racconta una innovativa metodologia progettuale in grado coniugare e mettere a sistema discipline di carattere tecnologico, culturale e sociale sotto il criterio della sostenibilità economica e ambientale. 
Il testo, arricchito da numerose immagini fotografiche e di progetto, illustra un esempio applicato del metodo di progettazione urbanistica, chiamato dall'autrice “Softplan”, in antitesi al Masterplan. 
Il nuovo metodo ribalta il tradizionale iter di pianificazione urbana del Masterplan, per superare gli ostacoli economici, normativi, strutturali, che ne impediscono l’attuazione. 
I contesti di applicazione sono le grandi aree urbane in disuso o degradate che necessitano di un intervento di rigenerazione degli spazi e delle funzionalità, in tempi immediati e su scala incrementale.  
Il caso studio qui presentato, si trova nella Darsena di Ravenna, ex area industriale dismessa che negli ultimi decenni è stata oggetto di numerosi progetti di pianificazione, mai concretizzati a causa della complessità dei fattori in gioco. 
Il testo dimostra quanto e come il Softplan permetta di introdurre gli obbiettivi pianificatori stabiliti per il lungo periodo in un modo più snello, sostenibile, attuabile immediatamente a partire da un minimo embrionale intervento, espandibile poi nel tempo e nello spazio. 
Il metodo si sull’individuazione dei vuoti urbani o architettonici da “contaminare” in modo virale, liquido, con strutture temporanee interconnesse fra loro, ospitanti nuove attività imprenditoriali e comunità sociali, concepite e gestite anche in modalità partecipata. 
Applicare un Softplan ad un sito perciò, significa trasformarlo in un cantiere in continua evoluzione, in grado di adattarsi continuamente alle reali necessità del contesto e di innescare un meccanismo virtuoso di autoconfigurazione che permette di ottimizzare i tempi e le risorse effettivamente disponibili, oltre a preservare le peculiari eredità delle preesistenze.  
Si pensi ad esempio alle archeologie industriali, che sempre più spesso vengono demolite, piuttosto che recuperate, per mancanza di risorse economiche o per l’impossibilità del momento di poterle gestire o riconvertire.
Dal 2009, anno di realizzazione di questo abstract di progetto, oggi la Darsena di Ravenna vanta uno dei più vitali progetti di riuso urbano concepiti in Italia con questa metodologia, a dimostrazione che il modello funziona e può crescere in modo esponenziale.