<i>&laquo;Chi mi conosce sa ch&#39;io sono scontrosa come un&#39;ortica e che le mie temerit&agrave; non sono fatte che di parole scritte&raquo;. In una lettera del &#39;25, di ritorno da Parigi, Amalia Guglielminetti descriveva cos&igrave; il suo carattere. E probabilmente mentiva almeno in parte, poich&eacute; sapeva bene che la sua vita si presentava ai contemporanei come uno scandalo capace di scompaginare il quieto vivere della societ&agrave; benpensante cui apparteneva. In effetti, bastava poco a scandalizzare il perbenismo borghese della Torino di quegli anni, ma Amalia vi si impegn&ograve; con un gusto trasgressivo insolito specie per una donna del suo tempo.</i><br /><br />Tratto da un articolo apparso sul <b>Corriere della Sera </b>il 9 maggio del 2004<br />ad opera di <b>Paolo Di Stefano</b>.<br /><br /><b>Il pigiama del moralista</b>, raccolta di brevi novelle pubblicate per la prima volta nel 1927, rappresentano una piccola testimonianza della vocazione provocatoria e del gusto libertario della scrittrice torinese.<br /><br /><b>Amalia Guglielminetti</b> (Torino, 4 aprile 1881 &ndash; Torino, 4 dicembre 1941) &egrave; stata una scrittrice e poetessa italiana.