Sarebbe tanto difficile quanto riduttivo cercare di definire que-sto libro scritto da Ceriani; impossibile, poi, inquadrarlo in un gene-re letterario preciso. Il testo si presenta come una grandiosa sintesi formale della nostra letteratura, laddove l&rsquo;autore spazia fra prosa e poesia creando una raccolta originalissima. Da un lato dei racconti, dall&rsquo;altro delle poesie, su entrambi i versanti le tematiche sono le pi&ugrave; svariate. L&rsquo;autore sembra quasi voler sminuire questo suo pro-dotto, dandogli un titolo in cui inserisce parva e minima, ma &egrave; pro-babilmente pi&ugrave; una definizione quantitativa che qualitativa; d&rsquo;altronde, anche Catullo per parte della propria produzione parla-va di nugae, sciocchezze, insomma.<br />Il testo risulta fruibile ai lettori di una certa sensibilit&agrave;, a chiun-que voglia accostarsi a una lettura di alto livello, che tocca i mean-dri pi&ugrave; profondi dell&rsquo;intimo umano. Infatti, un solingo viandante, solo nella folla, che, casualmente, vedesse questo opuscolo abban-donato sopra una ruvida panchina di usurato legno, non si ferme-rebbe a raccoglierlo, sarebbe inutile &ndash; non ne varrebbe la pena &ndash; ma proseguirebbe deciso per la sua via. Ma se il nostro viandante, so-lingo tra la fitta, spessa e indifferente folla, spinto da misterioso e immotivato interesse, decidesse di avvicinarsi alla solitaria panchi-na, prendere con delicata mano il volume e leggerlo &ndash; o soltanto sfogliarlo &ndash; se ci&ograve; accadr&agrave;, voglia il cielo che possa trovare una pa-gina, una poesia, un verso, una parola, anche solo una sillaba che possa far fremere il suo animo e far nascere in lui desiderio di infi-nito. Il povero autore ne sarebbe contento.<br />&nbsp;