Ho pensato che qualche persona potrebbe arricciare il naso davanti a questo indomani, vocabolo non accettato da tutti; e qualche critico, come succede a volte, concentrare tutto il suo acume sul frontispizio, defraudando l&rsquo;opera di quell&rsquo;esame intelligente che &egrave; il miglior premio cui aspiri lo scrittore.<br />Cambiare l&rsquo;indomani con il domani non era cosa difficile, se a quel primo vocabolo, sortomi spontaneamente nel cervello col concetto stesso dell&rsquo;opera, io non ci avessi tenuto con una specie di simpatia superstiziosa; oltre che mi sembra pi&ugrave; snello, pi&ugrave; vivo, pi&ugrave; efficace, pi&ugrave; preciso.<br />Decisi per&ograve; di chiedere un consiglio, anzi ne chiesi parecchi, col risultato di allargare la cerchia dei dubbi; perch&egrave; i partigiani del domani e dell&rsquo;indomani si moltiplicarono senza fondersi.<br />Avevo, &egrave; vero, Manzoni dalla mia, per il fatto che nei Promessi sposi si trova l&rsquo;indomani, e con tale alleato mi potevo mettere in guerra; ma volli ancora sentire il parere di un dotto giovane, valente e noto poeta, che da Roma manda in giro tratto tratto versi squisiti di pensieri e di forma; ed ecco la risposta:<br />&ldquo;L&rsquo;indomani ha avuto molti accusatori tra i quali Fanfani, e molti difensori tra i quali Nannucci e Gherardini. Ne fece uso anche qualche scrittore autorevole. Io penso che, mentre il domani esprime meglio un giorno determinato, l&rsquo;indomani esprime meglio un tempo continuato; non &egrave; pi&ugrave; il preciso avverbio, ma un vero sostantivo. La preposizione in gli d&agrave; questo senso, n&egrave; so vedere, essendone l&rsquo;etimologia puramente classica, perch&egrave; lo si dovrebbe bandire, costringendo la parola domani a significare un concetto che invece ha la sua propria espressione nella parola l&rsquo;indomani.&rdquo;