Un pettirosso, un monsone, un rumore tra le scapole, il vento e la calura, sono gli elementi che modulano <i>Canto primitivo.</i> In questa raccolta gli avvenimenti quotidiani sono l&rsquo;espressione di una voce sottostante alle cose, primitiva appunto. Chi canta &egrave; il corpo. Organico, finito, sensoriale, eppure infinito. Siamo un corpo, ma cosa saremmo senza la luce che lo contiene? Il corpo &egrave; la partitura di questa musica di parole nate dal tatto e dalla luce. Questo canto arcaico riguarda ognuno di noi, quasi fosse un senso essenziale d&rsquo;esistere mai smarrito, a volte solo nascosto. &Egrave; la voce del primo uomo sulla terra che si sorprende del sole, delle foglie, di un animale, delle lacrime. Ed &egrave; il canto di ogni persona che si accorge di essere qui, un luogo che &ldquo;non ha niente di carino, n&eacute; di gentile&rdquo; e proprio per questo commovente e straordinario. In fondo chiunque si conceda all&rsquo;ascolto pu&ograve; dire: &ldquo;Rumore di gioia/ [&hellip;] sono la pelle del vento.&rdquo;