Nella nostra scuola dell&#39;obbligo, dovendo dare ai ragazzi rudimenti di testo, di lettura, di scrittura, ricorriamo a categorie rozze, dividendo i testi nei cosiddetti &quot;generi&quot; o, peggio ancora, &quot;generi letterari&quot;, perch&eacute; riteniamo che solo banalizzando la realt&agrave; sia possibile tramandarla alle generazioni future. Ma per chi conosce bene un autore, per chi conosce bene un singolo testo, generi e correnti possono badare a s&eacute; stessi e restare completamente fuori dal discorso. Cerchiamo di parlarci seriamente, io e te, lettore, lettrice, di cose che sappiamo perch&eacute; siamo lettori, perch&eacute; siamo lettori attenti, sensibili.<br />Ogni racconto di Ant&ograve;n P&agrave;vlovic &egrave; poesia, &egrave; poesia in prosa. Qui contano le sillabe, contano le ripetizioni, le anafore. Il racconto cehoviano &egrave; un meccanismo delicatissimo che il traduttore accorto affronta con cautela, pronto a ricreare &ndash; ove possibile &ndash; quell&#39;intelaiatura di rimandi intratestuali, allusioni, sensibilit&agrave; reciproche tra parti del testo, pronto insomma a toccare meno possibile, lasciando al lettore l&#39;oneroso &ndash; e godurioso &ndash; c&ograve;mpito di decodificare, di capire, se necessario di vedere spiegato in nota.