<i>Margaret travers&ograve; piazza della Scala troppo in fretta, e molti passanti cercarono dietro di lei, per vedere se fosse inseguita. Ma era bella e subito tornavano con lo sguardo al suo corpicino sottile e agile, stretto nella pelliccia corta.<br />Investito dalla luce cruda delle lampade della Scala, il volto della ragazza apparve talmente bianco, che le labbra tinte erano una ferita, i capelli d&rsquo;oro un&rsquo;aureola. Nulla di strano che fosse senza cappello, se andava a teatro. Mefistofele. Le automobili facevano coda. Il portiere in polpe bianche apriva gli sportelli, maestosamente.<br />Ma la ragazza non andava a teatro.<br />Quando ebbe voltato per via Verdi, fece alcuni metri proprio di corsa. Poi torn&ograve; a camminare. Poi a correre di nuovo. Stringeva la borsetta di coccodrillo contro il petto. Volt&ograve; ancora per via dell&rsquo;Orso, ma evidentemente aveva sbagliato cammino o ebbe un pentimento, perch&eacute; si ferm&ograve;, ritorn&ograve; sui suoi passi, tagli&ograve; diritto per via Brera.<br />Un giovanotto in frac e gibus, che procedeva lentamente sul marciapiede opposto, calzandosi i guanti bianchi, la vide, fece un gesto di sorpresa, travers&ograve; rapido la strada, la segu&igrave;, chiamandola: &laquo;Margaret!&raquo;.</i>