Un&rsquo;inchiesta all&rsquo;interno della nuova diaspora egiziana, composta dagli esuli di ultimissima generazione. Giornalisti, sindacalisti, artisti, medici, poeti, politici e attivisti per i diritti umani scappati dal loro Paese quando, dopo il golpe dell&rsquo;estate del 2013, i militari sono tornati al potere. Un viaggio che parte da New York e Washington, tocca la Silicon Valley, Londra, Berlino, Doha, Istanbul e arriva quasi al Polo Nord.<br />I nuovi esuli egiziani sono arrivati fin qui per sfuggire al carcere, a sommari processi di massa, a tentativi di cooptazione, alla censura di chi non voleva che raccontassero &ndash; ad esempio &ndash; dettagli scomodi sulla tragica fine di Giulio Regeni. Per alcuni l&rsquo;esilio &egrave; arrivato dopo lunghi periodi di detenzione, segnati da torture fisiche e psicologiche.<br />Dalla diaspora raccontano il viaggio con il quale &egrave; iniziato il loro esilio, spesso una fuga improvvisa che li ha resi parte di quella che alcuni storici hanno gi&agrave; definito la pi&ugrave; importante ondata migratoria nella storia dell&rsquo;Egitto contemporaneo. E tra gli esuli che sognano di tornare in patria nasce anche una nuova intellighenzia, che lavora per quando in Egitto torner&agrave; la libert&agrave;.<br />&ldquo;Azzurra Meringolo con questa panoramica umana sugli esuli da un Paese governato da una dittatura ci sollecita a non lasciare nel dimenticatoio donne, uomini e processi che non abbandonano il campo a seguito di una sconfitta, ma la metabolizzano e riprendono il cammino con altre modalit&agrave;, ma con lo stesso orizzonte ideale&rdquo;. (Moni Ovadia)<br />&ldquo;L&rsquo;Egitto &egrave; considerato da molti Paesi occidentali un partner chiave nella lotta al terrorismo a livello regionale e questa &egrave; la giustificazione usata per rifornirlo di armi, software di sorveglianza e altro materiale, nonostante le prove che dimostrano il loro utilizzo per commettere gravi violazioni dei diritti umani&rdquo;. (Riccardo Noury)