La <i>Narrazione di Giuseppe di Arimatea</i> (<i>Narratio Iosephi de Arimathaea</i>; abbreviazione standard: <i>Jos. Arim.</i>), conosciuta anche come Dichiarazione di Giuseppe di Arimatea, also known as <i>Declaration of Joseph of Arimathea</i>, &egrave; un testo apocrifo del Nuovo Testamento di incerta datazione, probabilmente redatto attorno al II&deg; secolo d.C., il cui manoscritto pi&ugrave; antico (Codice Ambrosiano E190) &egrave; in Greco e risale al XII&deg; secolo. Solitamente viene catalogato tra i Vangeli della Passione apocrifi, ma la tradizione manoscritta lo ha accostato agli scritti del Ciclo di Pilato, sebbene il prefetto romano svolga nell&rsquo;apocrifo un ruolo decisamente marginale.<br />Il testo, un evidente esempio di propaganda cristiana che prende nettamente le distanze dalla tradizione mosaica &ldquo;deicida&rdquo; e dalla relativa casta sacerdotale, riporta la narrazione in prima persona di Giuseppe d&rsquo;Arimatea degli eventi della passione, morte e risurrezione di Ges&ugrave;. Viene dato particolare risalto alla storia e al ruolo dei due &ldquo;ladroni&rdquo; crocifissi con Ges&ugrave;, che il testo chiama <i>Dema</i> (quello &ldquo;buono&rdquo;), che per i suoi meriti accede in Paradiso, e <i>Gesta</i> (quello &ldquo;cattivo&rdquo;).<br />Edizione a cura di Boris Yousef.