Se si entra in un labirinto da un&rsquo;entrata, allora si dovr&agrave; necessariamente andarsene da un&rsquo;uscita. L&rsquo;entrata in s&eacute; porta alla necessit&agrave; di un&rsquo;uscita, di un ulteriore transito. Ci&ograve; &egrave; semplicemente riconoscere l&rsquo;evidenza del fatto. Ma &egrave; cos&igrave; ora? Ora che io sono dentro, perso, e che non ricordo neppure pi&ugrave; l&rsquo;entrata che qui mi ha condotto, come posso pensare che vi sia, necessariamente, anche un&rsquo;uscita.<br /><br /><b>L&rsquo;autore</b><br /><b>Carlo Bellinvia</b> &egrave; nato a Reggio Calabria il 9/7/1985 e vive a Livorno. Ha studiato Sceneggiatura e Photodesign. Nel 2006 ha pubblicato <b><i>Per i vicoli, macellai di piccioni e spettri di carta</i></b> per Cicorivolta Edizioni. Quindi, dopo un lungo periodo di abbandono della scrittura, a partire dal 2013 &egrave; presente nell&rsquo;antologia critica <b><i>Poem Shot vol. 1</i></b> a cura di <b>Davide Castiglione</b> su Poesia 2.0. Nel 2014 ha pubblicato <b><i>Il lastrico</i></b> per LietoColle Edizioni. Per due volte, nel 2015 e nel 2017, &egrave; risultato semifinalista al Premio Nazionale Elio Pagliarani per l&rsquo;opera inedita. Nel 2018 &egrave; risultato tra i candidati per la selezione del XIV Quaderno Italiano di Poesia Contemporanea, mentre nel 2019 ha ricevuto una segnalazione al Premio Lorenzo Montano per la prosa inedita. Suoi scritti sono apparsi su Nazione Indiana.