Nel mese di Ottobre del 1639 una terribile serie di scosse sismiche colp&igrave; Amatrice e l&rsquo;alta Valle del Tronto, allora territori del Regno di Napoli. Il dramma ebbe inizio la notte tra il 7 e l&rsquo;8 Ottobre. A partire dalla mezzanotte si verificarono le prime scosse, crescenti in intensit&agrave;, che indussero buona parte della popolazione di Amatrice a uscire dalle proprie case, ma l&rsquo;evento principale si scaten&ograve; a mezzanotte e trentacinque, facendo registrare una magnitudo momento di 6.1 ed un&rsquo;intensit&agrave; pari al 10&deg; grado della scala Mercalli. Forti repliche si protrassero poi fino oltre le ore 2:00, con danni a dir poco devastanti. Ma l&rsquo;incubo non era ancora finito. Una settimana pi&ugrave; tardi, infatti, nella notte tra il 14 e il 15 Ottobre, la terr&agrave; trem&ograve; di nuovo violentemente, con una forte replica di intensit&agrave; similare a quella del primo evento. Questa caus&ograve; ulteriori crolli ad Amatrice e distruzioni estese a Collemoresco, Roccasalli e Torrita. Il bilancio complessivo fu di oltre 500 vittime.<br />Il cronista romano Carlo Tiberi realizz&ograve; prontamente, per conto della famiglia Orsini, una dettagliata relazione dei drammatici eventi. Essa costituisce una preziosa e imprescindibile testimonianza storica, oggi quantomai utile per riflettere su quanto determinati eventi siano destinati a ripetersi in tutta la loro drammaticit&agrave;, cogliendoci ai nostri giorni come allora spesso del tutto preparati ad affrontarli e a prevenirli. La convivenza con i terremoti rappresenta infatti un aspetto che ha profondamente caratterizzato, nei secoli, e continua purtroppo a caratterizzare in tutta la sua drammaticit&agrave; la storia dell&rsquo;Italia appenninica.