Laureatosi in Lettere nel 1932, Pavese si dedica per qualche tempo all’insegnamento mentre coltiva amicizie negli ambienti intellettuali di Torino. A lui vicini sono Leone Ginzburg, Massimo Mila, Norberto Bobbio e Giulio Einaudi. Condannato al confino a Brancaleone nel 1935, vi rimane sino alla fine del 1936. Tornato a Torino, si dedica soprattutto all’attività di traduttore dall'americano e di narratore, lavorando nel contempo come redattore della casa editrice Einaudi.
I suoi racconti sono rapidi spiragli che si aprono su vite possibili, immaginate, annegate nel mito, o nell'impossibilità del mito. I personaggi, i tanti personaggi dei suoi racconti, sono per Pavese un mezzo, non un fine. Gli servono semplicemente a costruire delle favole intellettuali il cui tema è il ritmo di ciò che accade.