<u><b>QUESTO LIBRO E&#39; A LAYOUT FISSO</b></u><br /><br />In questo testo provocatorio e rivoluzionario, pubblicato sul Messager de l&rsquo;Assembl&eacute;e nel 1851, Baudelaire mette a confronto vino e hashish, enumerando di entrambi gli effetti, la moltiplicazione della personalit&agrave; e ricreando, nello stile poetico che lo contraddistingue, le immagini di persone alterate dalle sensazioni immaginifiche e artificiali da essi prodotte.<br /><br />Pur condannandone l&rsquo;abuso, Baudelaire considera l&rsquo;ebrezza indotta da alcool e droghe una via privilegiata per fecondare il processo creativo, addentrandosi in un&rsquo;esperienza estetica difficilmente concessa a coloro che mantengono il pieno controllo delle proprie facolt&agrave;.<br /><br />Tra i due, Baudelaire privilegia il vino quale strumento che l&rsquo;uomo usa per esaltare la sua personalit&agrave; e la sua grandezza, per ravvivare speranze ed elevarsi all&rsquo;infinito, arrivando a mettere in guardia chi non ne ha mai fatto uso.<br /><br />Al contrario, pur non respingendola totalmente, l&rsquo;autore giunge alla condanna dell&rsquo;hashish quale &lsquo;sostanza del diavolo&rsquo;, che porta s&igrave; all&rsquo;estasi, ma corrode la volont&agrave; umana, divenendo talvolta una vera e propria arma per aspiranti suicidi.<br /><br />Baudelaire (1821-1867) fu uno dei massimi esponenti della poesia francese, nonch&eacute; scrittore, critico letterario e traduttore. Tra i suoi scritti si ricordano I Fiori del Male (1857); Paradisi artificiali (1860); Lo Spleen di Parigi o poemetto in prosa (1869).