Nel rievocare il suo ultimo incontro con una coppia di innamorati che conosceva di vista, ricorda il riso della fanciulla, ma anche il sentimento di invidia provato allora &nbsp;per la giovinezza, la bellezza, la felicit&agrave; dei due. L&rsquo;indomani, dice di aver letto con grande stupore su un quotidiano che uno di loro, solo poche ore dopo quell&rsquo;incontro, aveva cercato di togliersi la vita. Il giornale parla di &ldquo;mistero&rdquo; ed &egrave; proprio questo mistero che &nbsp;si propone di svelare.<br /><br />Ci racconta quindi la storia dei due protagonisti, delineando la Milano dell&rsquo;epoca con crudo realismo. Il suo scapigliato anticonformismo lo porta a guardare con equanime distacco al mondo popolare e piccolo-borghese, con il suo perbenismo di facciata ed i suoi ambienti dai caratteristici arredi ed odori (&ldquo;zaffata di tanfo ciabattinesco&rdquo;) ed alla nobilt&agrave;, dalla vita vuota, futile, priva di valori. Ai ritratti idealizzati dei due protagonisti si contrappongono quindi quelli degli altri personaggi, pi&ugrave; simili a caricature, delineati con espressioni come &ldquo;pinguedine lardosa&rdquo;, &ldquo;un bimbo stupido come la luna&rdquo;, &ldquo;occhi piccoli e cisposi&rdquo;, &ldquo;brutta, antipatica, ributtante&rdquo;, &ldquo;era uno spiantato, che viveva a stecchetto&rdquo;.