Un anno dopo "L’Outsider", l’acclamato bestseller mondiale del 1956 che divenne un riferimento per un’intera generazione, Colin Wilson proseguì la riflessione sul rapporto tra il genio individuale e le costrizioni sociali in un secondo saggio, ancora più audace, pensato come seguito e approfondimento del primo. Come si può smettere di vivere a metà? Come si può ampliare la propria coscienza e diventare padroni del proprio destino in un mondo che vuole limitare le nostre possibilità? Ribellandosi contro la celebrazione del pensiero pratico ma anche contro i sistemi religiosi tradizionali, Colin Wilson racconta l’esperienza spirituale di grandi pensatori come Kierkegaard, Rimbaud, Rilke, Shaw, Pascal, Whitehead, Wittgenstein, Fitzgerald e molti altri, dimostrando come ognuno di loro, a suo modo, fosse un “outsider”, in rivolta contro le regole imposte da una società mediocre e sempre più materialista, e determinato ad affrontare le grandi sfide della mente e dello spirito per riuscire a cogliere il vero senso dell’esistenza.