&Egrave; pura illusione che le cose dell&rsquo;uomo possano restare immutate. Nel tempo, nel cuore, nello spirito, &egrave; nel trasformarsi che si incarna la loro essenza. Aleggia ovunque un sentore leggero e inesorabile di cambiamento, perenne chimica universale a cui niente pu&ograve; risparmiarsi.<br />&Egrave; la prima lirica, quella che d&agrave; il titolo alla intera silloge, a presentare subito la chiave fondamentale, alla cui luce ci si confronta via via con tutte le altre. Ci&ograve; che sta sempre attorno &egrave; mutazione, sfaldarsi e rinascere &ndash; anche quando di roccia e di marosi, di solidit&agrave; e di infinito, sono gli orizzonti pi&ugrave; familiari, quelli in cui un uomo ben pu&ograve; misurare se stesso, rivedere fantasmi, capire la verit&agrave;.<br />Di pagina in pagina, ecco poesie sempre intense, cariche, animate da un sentimento intimo di inquietudine fondamentale, che talvolta rende aspra la lucidit&agrave; di un pensiero e che sembra addirittura restituire a suggestioni sofisticate un&rsquo;ombra pi&ugrave; ancestrale, quasi ferina.<br />Celate nelle pieghe di un presente inafferrabile, a farsi strada nell&rsquo;animo sono sempre la rabbia, il dolore, lo smarrimento per un senso delle cose che non vuole farsi trovare. Sono spesso dettagli concreti a evocare un flusso di pensieri che spingono verso gli interrogativi pi&ugrave; grandi sul distacco degli affetti, sullo scorrere del tempo, sulla incapacit&agrave; di comunicare. Eppure, non &egrave; mai ottusa malinconia contemplativa quella che risale versi ruvidi e insieme molto dolci: ma al contrario, una valorosa e incontentabile fame di vita.