Abbiamo cercato di compiere un&rsquo;operazione di archeologia poetica. O meglio, abbiamo voluto scavare fra pile di libri ammassati che il tempo lascia al suo passare sino a estrarre tre antichi tomi, tre volumi probabilmente dimenticati: le poesie di <b>David P. Barnitz</b>,&nbsp; <b>Eric S. Stenbock</b> e <b>Algernon C. Swinburne</b>, tre poeti decadentisti, letti come se fossero poeti contemporanei, forse sconosciuti ma ascoltati e letti per caso, qui presentati per la loro prima volta.<br /><br /><b>Gli autori:</b><br /><b>David Park Barnitz </b>nacque nel 1878 a Wheeling, West Virginia e mor&igrave; nel 1901 per patologia cardiaca congenita.<br /><b>Eric Stanislaus Stenbock</b> (Conte) nacque nel 1860 a Cheltenham, Inghilterra e mor&igrave; nel 1895 di cirrosi epatica.<br /><b>Algernon Charles Swinburne</b> nacque 1837 a Londra, Inghilterra e mor&igrave; nel 1909.<br /><br /><b>Il curatore e traduttore:</b><br /><b>Marco Raimondo</b> nasce nel 1988 in provincia di Torino. &Egrave; fortemente affascinato dalle contraddizioni dell&rsquo;umano; s&rsquo;interessa di biotecnologia e dei lati oscuri del progresso, di nuove forme di comunicazione, studio e conservazione di antiche tradizioni gnostiche e dualiste.