Diana Mottola, nata dopo la met&agrave; dello scorso secolo (1964), concluse la carriera scolastica dopo il diploma per un feroce desiderio d&#39;indipendenza economica, mosso ancor di pi&ugrave; dall&#39;ambizione di diventare una self-made-woman.<br />Deludendo i desideri materni che la volevano insegnante e quelli paterni che la preferivano funzionario statale, inizi&ograve; a lavorare come impiegata, per aprire una Boutique di calzature e pelletterie e cambiando altre volte lavoro.<br />Nonostante un percorso poco ortodosso e del tutto personale, ha sempre cercato di appagare la sua sete di conoscenza con letture e studi da autodidatta, applicandosi soprattutto alle discipline orientali. Iniziando con il Judo a soli sei anni, raggiunge il ruolo di Sifu del kung-fu Shaolin e del Taijiquan.<br />Le preistoriche domande che agitavano i sonni infantili, come: &ldquo;Perch&eacute; sono nata?&rdquo;, la portano ora a chiedersi: &ldquo;Dove?&rdquo;.<br />Dividendosi tra la famiglia e il lavoro ( &egrave; madre di tre figlie: Letizia, Aurora e Paloma) non smette di cercare. Mantenendo viva non solo la Speranza, ma l&#39;origine della stessa, vuole ritrovare quelle persone che hanno reso la sua vita &ldquo;Un&#39;opera d&#39;arte d&#39;incontri.&rdquo;