Il cuore degli italiani nell&rsquo;anno 1942 era infiammato dall&rsquo;amor Patrio. Trepidanti ed esultanti appoggiarono l&rsquo;evento, illusi da una politica interventista, la quale manipolava le menti di un popolo abbagliato da sogni di gloria e di potere.<br />Anche nei giovani del &rsquo;42 le speranze si riponevano nella vittoria di un conflitto che in un primo momento si pensava potesse essere di breve durata. Mentre gli echi della guerra si udivano lontani, la vita in citt&agrave; procedeva lenta, seppur con qualche restrizione, e gli studenti di quel tempo vivevano la loro giovent&ugrave; avendo a cuore uno spiccato senso del dovere, il quale avrebbe garantito loro un avvenire degno di essere considerato tale. In loro era vivo il concetto di &ldquo;eroe&rdquo;: il soldato che si immolava per la Patria, come gli eroi omerici che tanto li affascinavano.<br /><i>Le cronache di classe</i> della professoressa Edda Fiorini, a suo tempo alunna della iii F e relatrice di alcune pagine del libro, &egrave; un testo che racchiude le cronache scolastiche redatte dai venti alunni della scuola media &ldquo;Pasquale Paoli&rdquo;. Ognuno di loro apre il suo cuore: speranza, timore, gioia, preoccupazione si alternano e donano uno splendido affresco dell&rsquo;adolescenza degli anni del Grande Conflitto. Edda Fiorini apre e chiude le cronache con due relazioni meravigliose dai passi poetici e vibranti, e saluta i suoi cari compagni con parole pregne di affetto e commozione. Enrico, Guido, Anna Maria, Maria Osanna, Paola, Celestina, Bice e tanti, tanti altri, che ne sar&agrave; stato di loro?<br /><br /><i>&ldquo;Ora, compagni, ci divideremo ognuno per la propria strada, ma nessuno, nessuno dimenticher&agrave;. Prima di uscire dalla classe accarezzer&ograve; il mio banco piano, piano, cos&igrave;, con dolci dita amorose ed avr&ograve; una grande immensa voglia di piangere&rdquo;.</i><br /><i>Edda Fiorini</i><br />&nbsp;