Si fa fatica, a credere che possa essere vero. Che possano ancora esserci in Italia posti come questo. Che l&igrave;, al centro della penisola, fra l&rsquo;Abruzzo e le Marche, perso tra i boschi di castagne, esista veramente quel villaggio. <b>Eppure &egrave; tutto vero. </b>A Valle C. l&rsquo;Italia non arriva. E i ragazzi di quella vallata l&rsquo;hanno capito. Essi nutrono, verso il resto del mondo, una confusa, amara percezione di abbandono, di tradimento. Il loro risentimento raggiunge, come alito acre, chiunque varchi la soglia della valle. Si proietta su tutto ci&ograve; che li circonda. Su animali e uomini. Essi sanno che, dopo la terza media, per loro, non c&#39;&egrave; niente. Li aspetta il villaggio con le sue interminabili giornate scandite dai ritmi della natura. Con i raduni di parenti, le foreste, le castagne&hellip; Il lavoro manuale e quello domestico. Cose in cui poesia, guerre, re e rivoluzioni, c&#39;entrano poco&hellip; Elisabetta, all&rsquo;epoca 27enne, una laurea in Lettere Classiche, viene nominata insegnante d&rsquo;Italiano nella Scuola media di questa valle. Non sospetta minimamente l&rsquo;avventura che l&rsquo;attende. Si trover&agrave; di fronte a dei ragazzi fuori da ogni paradigma. Primordiali, talvolta tutto cuore, oppure indomabili, crudeli, iniziati senza filtri alla brutalit&agrave; del mondo degli adulti. Elisabetta ha vissuto con quei ragazzi, per molti mesi, una relazione profonda, totale.