Ogni testo o discorso coerente &egrave; sempre di per s&eacute; dialogico, giacch&eacute; logicamente presuppone un enunciatore che parla o scrive a beneficio di uno o pi&ugrave; destinatari.<br />Si tratta della pi&ugrave; importante costante pragmatica del nostro agire linguistico, bench&eacute;, specie in alcuni generi di discorso scritto, tale dialogicit&agrave; inerente sia spesso solo presupposta, cio&egrave; lasciata del tutto implicita.<br />In questo libro si cerca perci&ograve; di approfondire non solo ci&ograve; che pi&ugrave; distingue la modalit&agrave; parlata da quella scritta, ma anche ci&ograve; che necessariamente le accomuna.<br />Pur nella grandissima variet&agrave; dei testi, diversissimi fra loro per epoca, generi, autori e scopi, &egrave; infatti possibile individuare pi&ugrave; costanti pragmatiche che rimandano all&rsquo;interazione autore-lettore e che possono essere rese pi&ugrave; o meno evidenti grazie al metadiscorso autoriale.<br />Muovendo dalle pi&ugrave; importanti interrelazioni tra il parlare e lo scrivere, l&rsquo;ascoltare e il leggere, il libro discute le differenze tra testo e discorso e tra dialogo e monologo, per poi affrontare tematiche pi&ugrave; specifiche, come le situazioni di discorso in cui l&rsquo;autore controargomenta a distanza col lettore e aspetti riguardanti la deissi della persona, in particolare gli usi della seconda persona singolare (tu) riferita al lettore.<br />Il ruolo cruciale del contesto spaziale, temporale e culturale &egrave; al centro dello studio di caso che chiude il libro e che discute l&rsquo;interpretazione corrente del famoso graffito medievale della catacomba di Commodilla a Roma (non dicere ille secrita a bboce), proponendone una diversa interpretazione pragmaticamente motivata.