Il barone napoletano Carlo Coriolano di Santafusca &egrave; alle prese con un grosso problema: ha appena ricevuto la richiesta di restituire entro due settimane una cartella di 15.000 lire al canonico amministratore del Sacro Monte delle Orfanelle, altrimenti sar&agrave; denunciato. Trovandosi gi&agrave; nell&#39;albo degli insolvibili e non in grado di ripianare il debito, il barone decide di rivolgersi a padre Cirillo, detto&nbsp;<i>u prevete</i>, un prete dedito pi&ugrave; al denaro che alla missione religiosa, per proporgli la vendita del suo palazzo, la Villa di Santafusca.<br />Il barone ed il prete si incontrano e raggiungono un accordo sulla vendita della Villa per una somma di 30.000 lire, tuttavia entrambi non hanno palesato le loro vere intenzioni. Padre Cirillo ha in animo di truffare il barone, perch&eacute; sa che la Sacra Mensa Diocesana &egrave; disposta a pagare l&#39;edificio forse fino a 120.000 lire per collocarvi un seminario e un collegio teologico: se l&#39;operazione riuscir&agrave;, prete Cirillo potr&agrave;&nbsp;<i>&quot;salvare per s&eacute; il diritto di una stanza nel collegio coll&#39;obbligo di una messa quotidiana&quot;</i>&nbsp;e nel frattempo lascer&agrave; il suo&nbsp;<i>squallido bugigattolo</i>&nbsp;e si liberer&agrave; dei popolani napoletani che lo assillano con la richiesta di numeri da giocare al&nbsp;lotto. L&#39;idea che&nbsp;<i>ronza in capo</i>&nbsp;al barone &egrave; invece molto pi&ugrave; oscura: far &quot;sparire&quot; Don Cirillo al suo arrivo alla Villa, in modo da poter mettere le mani sulle enormi ricchezze del prete.