Memorie del presbiterio: scene di provincia &egrave; senza dubbio l&rsquo;opera in prosa pi&ugrave; importante di Praga. Il romanzo, composto nell&rsquo;ultima parte della sua esistenza, denota fin dalle prime pagine la ricerca di un linguaggio nuovo e un approccio che potremmo definire sperimentale. La vicenda ruota intorno alla figura di un anziano prete che insieme al paesaggio campestre simboleggia la ricerca di pace e serenit&agrave;, stati d&rsquo;animo evidentemente desiderati con bramosia dall&rsquo;autore. La purezza e l&rsquo;innocenza legate all&rsquo;infanzia aleggiano per tutto il testo. Quest&rsquo;ultimo rimasto incompiuto, a causa della prematura scomparsa di Praga, viene completato dall&rsquo;amico e scrittore Roberto Sacchetti. Pubblicato a puntate su &ldquo;Il Pungolo&rdquo; di Milano, esce per la prima volta in volume nel 1881.<br /><br /><br />Emilio Praga nasce a Gorla (Milano) il 18 dicembre 1839. Sorta di Baudelaire italiano, con il suo stile di vita dissennato, contrassegnato dall&rsquo;uso e abuso di alcol e droghe, rappresenta il prototipo del &ldquo;poeta maledetto&rdquo;. Esponente di punta della scapigliatura milanese si dedica oltre che alla poesia, alla pittura, alla prosa e al teatro (per il quale compone diversi libretti d&rsquo;opera). Notevoli sono le raccolte di poesie: Tavolozza (1862) e Penombre (1864). Abbandonato dalla moglie e dal figlio, muore giovane, solo e povero a Milano il 26 dicembre 1875.