<ul><br/> <li>La presente edizione &egrave; unica;</li><br/> <li>La traduzione &egrave; completamente originale ed &egrave; stata eseguita per la societ&agrave; Ale. Mar. SAS;</li><br/> <li>Tutti i diritti sono riservati.</li><br/></ul><br/>&Egrave; un paradosso biografico fin troppo noto che il pi&uacute; grande romanzo passionale dell&#39;Ottocento europeo, quello che con pi&uacute; pervicacia esplora &laquo;gli abissi del Male&raquo; - secondo la definizione che ne diede un ammirato Bataille - e che crea il personaggio sadiano forse pi&uacute; potente della letteratura di ogni tempo, sia opera della figlia virtuosa di un pastore protestante di origine irlandese, cresciuta e morta prematuramente in una canonica dello Yorkshire, da cui si allontan&ograve; solo sporadicamente per frequentare un austero collegio per figlie di ecclesiastici e in seguito per lavorare come istitutrice. Romanzo unico per intensit&agrave; visionaria e originalit&agrave; narrativa, e unico romanzo di Emily Bront&euml;, fu pubblicato per la prima volta nel 1847 con lo pseudonimo di Ellis Bell, e dopo la morte dell&#39;autrice vide una seconda edizione nel 1850, a cura della sorella Charlotte, fortunata autrice di <i>Jane Eyre</i>. In entrambi i casi non incontr&ograve; i favori della critica: i contenuti troppo forti, la violenza psicologica e materiale che pervade tutto il libro, il carattere mistico e insieme distruttivo dell&#39;amore tra i due protagonisti, la malvagit&agrave; irredenta di Heathcliff, gli elementi gotici che fanno continuamente incursione in un romanzo di impianto realista, uniti a una struttura non lineare che sfida le convenzioni del romanzo coevo, il punto di vista multiplo della narrazione, la mancanza di progressione in una vicenda che si consuma in un andirivieni ineluttabile tra le due dimore opposte e speculari di Wuthering Heights e Thrushcross Grange, spiazzarono da principio i critici. Ci vollero anni perch&eacute; il romanzo suscitasse l&#39;entusiasmo di lettori come Dante Gabriel Rossetti, Matthew Arnold e, prevedibilmente, Swinburne. Fu solo a partire dal Novecento, tuttavia, che a <i>Cime tempestose</i> venne accordato lo statuto di capolavoro della letteratura di tutti i tempi. In una societ&agrave; letteraria percorsa dai fermenti delle nuove avanguardie e dalle prospettive aperte dalla psicoanalisi, quelle che i primi lettori avevano giudicato trasgressioni eccessive e incoerenze narrative dovettero al contrario apparire una sorta di sperimentalismo in nuce, quasi un presagio delle novit&agrave; formali che gi&agrave; avevano cominciato a scardinare l&#39;impianto strutturale del romanzo realista ottocentesco. A testimoniare la grande vitalit&agrave; del libro si aggiungono via via i tanti adattamenti cinematografici, teatrali, musicali e letterari, colti e popolari, che amplificano la sua portata e risonanza ben oltre i confini narrativi. A noi lettori di oggi, smaliziati e consapevoli, non resta che continuare a godere di tutto il fascino ambiguo di quest&#39;opera spregiudicata e poetica, mistica e malvagia, trasgressiva e asessuata, visionaria e grottesca, barbara e innovativa: cos&iacute; isolata dalla societ&agrave; ed estranea alle convenzioni del suo tempo da risultare, miracolosamente, eterna.