Pagine dedicate a tutte le donne, perch&eacute; solo con la forza delle donne si pu&ograve; affrontare la gravidanza, il parto, la crescita dei figli coniugati con l&rsquo;amore per se stesse in una societ&agrave; cos&igrave; complessa.<br />Pagine dedicate, in particolare, a quelle donne che non possono avere figli, che hanno affrontato percorsi difficili per averne; a quelle donne che non vogliono averne; a coloro alle quali i figli sono arrivati ma non facevano parte dei loro progetti; alle mamme di bambini affetti da malattie gravi o addirittura rare; a chi li ha adottati e perfino a chi li ha abbandonati. Infine, alle mamme che, come l&rsquo;autrice, sono state colpite dalla morte dei loro bambini in et&agrave; gestazionale, neonatale e oltre.<br />&ldquo;La vita e la morte sono le vere protagoniste di questa mia autobiografia, viste dagli occhi di una donna bianca occidentale, una <i>Yovo</i> o <i>Wyndia</i> come mi definisce un amico giornalista del Benin, e un uomo di colore, occidentalizzato ma con solide radici africane&rdquo;. (Federica Lovascio)<br />&ldquo;Ci&ograve; che colpisce, leggendo questo &lsquo;diario&rsquo;, &egrave; l&rsquo;estrema normalit&agrave; nell&rsquo;anormalit&agrave;. Perch&eacute; proprio in un ambiente non certo facile, la loro storia &egrave; di una semplicit&agrave; sconcertante: l&rsquo;innamoramento, il corteggiamento ostinato di lui, le paure di lei, le piccole crisi, i timori della famiglia, lo scarto generazionale&hellip; Una sorta di <i>Indovina chi viene a cena</i> sullo sfondo di Treviso, citt&agrave; bella, ordinata, persino troppo, un salottino rinfrescato dalle acque dei tanti canali, ma anche la citt&agrave; di <i>Signore e signori</i>, dei vizi privati e delle pubbliche virt&ugrave;, segnata da una profonda presenza leghista, non certo favorevole agli immigrati, perlopi&ugrave; dalla pelle scura&rdquo;.<br />(Marco Aime)