L&rsquo;epoca vittoriana (1837 &ndash; 1901) ai nostri occhi, ha il fascino delle cose perdute. Quello delle scoperte industriali, ma che dovette lottare con il gusto retr&ograve; dell&rsquo;aristocrazia che non riusciva a staccarsi dai suoi privilegi. Privilegi o catene che legavano saldamente a un tipo di vita dispendioso che poteva portare anche alla povert&agrave;, non certo alla prigione per debiti, un onta che solo il suicidio poteva sanare per lavare l&rsquo;onore infangato. Il periodo fu ricco di scoperte, di avvenimenti, ma anche di malattie e di povert&agrave;.<br />Un insieme di contraddizioni che il libro ci fa guardare come da uno spiraglio della porta.<br />Schegge&hellip; frammenti che, come tessere di un mosaico, vanno a comporre un quadro e, nel contempo, l&rsquo;atmosfera di un&#39;epoca.<br />Una strana seduta di spiritismo, molto in voga a quei tempi. La morte, in un certo senso, ci accompagner&agrave;, con fare indolente, alla ferrovia &ldquo;London Necropolis&rdquo; dove i vivi viaggiano insieme ai morti; o assisteremo all&rsquo;ultima foto di famiglia o, ancora, ascolteremo una strana lettura di giornale. Giovani donne si piegheranno apparentemente ai dettami della societ&agrave;, che, per&ograve;, alla fine riusciranno a ingannare. I corvi che stanno a guardia della corona e della Torre, il Piccolo Popolo, le fairies, faranno la loro comparsa come nelle storie che le bambinaie raccontavano ai bambini e altre storie dimenticate prenderanno vita.<br />Sono schegge del tempo. Di cui ci restano gli echi che a noi possono sembrare strani, romantici, gotici, ma che hanno il profumo delle cose perdute come un fiore reciso che troviamo imprigionato fra le pagine di un libro e che al contatto delle mani si disfa in polvere.