Scritti in gran parte in <i>era Covid</i>, quando ognuno di noi ha dovuto in qualche misura rinunciare a una parte di se stesso, questi componimenti tentano di fissare un&#39;esperienza di separazione; una distanza. Per testimoniare un passaggio, un valicamento e in qualche modo alleggerirne il carico, cercando una liberazione. Una rappresentazione di quanto possa essersi perduto e dunque esista non esistendo pi&ugrave;.<br /><br />Tornano e vanno<br />diciassette sillabe;<br />come gli aironi.<br /><br /><b>Francesco Ferracuti</b>,&nbsp;54 anni, nato a Fermo, nelle Marche, dove tuttora vive. &nbsp;Dopo il conseguimento della Laurea in Storia dell&#39;Arte Contemporanea accede al ruolo di Insegnante di Scuola dell&#39;Infanzia, che occupa ormai da pi&ugrave; di vent&#39;anni. Per i &quot;suoi&quot; bambini ha iniziato a scrivere qualche breve favola e qualche filastrocca ma, pur essendo lettore di prosa assai pi&ugrave; che di poesia, &egrave; stata la passione per la musica che ha orientato la scelta di affidare all&#39;asciuttezza di un testo raccolto immagini di sensazioni ed emozioni da cantare. Ne sono derivati dei progetti che hanno portato all&#39;incisione di alcune sue composizioni. Per Controluna ha gi&agrave; dato alle stampe nel 2019 alcuni di questi testi nella raccolta &quot;Canzoniere Privato&quot;. Nel 2021, sempre per Controluna, pubblica &quot;Ventuno Petali&quot;, raccolta che completa e chiude questo percorso, svincolandosi dai temi musicali della rima e dell&#39;assonanza, per cercare un ritmo intrinseco nelle parole, come tessere di mosaico alla luce.