Goethe e Leopardi introducono a una originale lettura della cultura digitale. Una propaganda interessata parla ai cittadini di radicale rottura con il passato. Eppure, questa stagione, in cui si celebrano i fasti di macchine e delle loro estreme incarnazioni &ndash; le Intelligenze Artificiali &ndash;, non &egrave; che l&rsquo;ultima manifestazione dell&rsquo;Illuminismo. Il mito del Progresso si conclude nel progettare macchine destinate a prendere il posto di noi esseri umani.<br />Guru del nuovo tempo insistono nel ricordare ai cittadini la loro ignoranza, e quindi la loro incapacit&agrave; di capire. L&rsquo;innovazione &egrave; presentata come fatale manifestazione di Leggi di Natura, di fronte alle quali lo spazio per il libero arbitrio si riduce fino ad azzerarsi.<br />Le Cinque Leggi sintetizzano in modo chiaro e ed evidente questa interpretazione canonica della novit&agrave; digitale. Serve conoscere le Cinque Leggi per poterle trasgredire.<br />Ricollocata la novit&agrave; nella storia, smascherato il linguaggio tecnico, &egrave; possibile tornare ad una lettura politica. Le macchine digitali sono il nuovo strumento di governo. Il tecnocrate &egrave; la figura dominante. Il cittadino &egrave; ridotto ad utente di servizi digitali. L&rsquo;illusoria convinzione di avere a disposizione una crescente potenza di calcolo porta a perdere il senso del limite e della misura.<br />La presenza di macchine digitali, cos&igrave;, finisce per essere un benvenuto monito: ci spinge a tornare ad apprezzare, per differenza, la nostra umanit&agrave;.