Una volta al mese, almeno, mi reco a Torino. &Egrave; la mia medicina, il luogo sacro in cui dissipare ire e tensioni. Non so se l&#39;antica capitale sabauda sia realmente magica. Poco importa, per me lo &egrave;, e mi basta.<br />Nel peregrinare per le strade, spesso mi avventuro sul Lungo Po.<br />Durante una confortante passeggiata, allietata da un tenero sole primaverile, l&#39;ho incontrata. Di piccole dimensioni, il corpo tozzo, goffi movimenti e incisivi larghi, da paura. Adorabile. Mi ha subito ispirato fiducia e grande simpatia. Le ho sorriso e, l&#39;ho letto nel suo sguardo, subito ha ricambiato il sentimento.<br />Era la prima volta che vedevo una nutria.<br />Ad aprile sono tornato. Mi sono sentito in dovere di passare, per nulla pi&ugrave; di un informale saluto. In tasca mi sono trovato delle carote tagliate a fiore &ndash; forse non volevo apparire approssimativo, poco incline ai dettagli? &ndash; e con nonchalance le ho lanciato il primo pezzo.<br />&Egrave; stato istintivo battezzarla Gelsomina, nome evocativo di garbo e di sofisticata eleganza.<br />Le visite si sono succedute per mesi, giusto il tempo di veder triturare due carote, quando un giorno, inaspettata, &egrave; giunta l&#39;ispirazione: con le dovute, doverose proporzioni, se Manzoni aveva venticinque fedeli lettori io forse potevo contare su una nutria...<br />Il passo &egrave; stato breve. Gelsomina approva &ndash; in realt&agrave; &egrave; alquanto severa &ndash; i racconti che le aggradano e successivamente, sistematili con un (credo) onesto <i>labor limae</i>, essi assumono una forma che trovo munita di una qualche coerenza.<br />Ed ecco &quot;Racconti alla nutria&quot;, breve raccolta di storielle.