<br />Il lavoro indaga l&rsquo;invalidit&agrave; negoziale nella dimensione sostanziale del prelievo, con l&rsquo;obiettivo di reimpostare i rapporti tra autonomia privata e diritto tributario.<br />La riflessione prende avvio rilevando le difficolt&agrave; della tradizionale prospettiva di indagine del tema, incentrata sull&rsquo;analisi dei rapporti tra libert&agrave; negoziale e prelievo fiscale nell&rsquo;ottica dell&rsquo;elusione tributaria, arrivando a proporre un approccio diverso, fondato sull&rsquo;analisi dei riflessi dell&rsquo;invalidit&agrave; del contratto nel fenomeno fiscale. Per essa si propone l&rsquo;adesione ad una ricostruzione &ldquo;funzionale&rdquo; anzich&eacute; &ldquo;strutturale&rdquo;, che ammette una graduazione dei relativi effetti per superare la tradizionale equivalenza tra negozio nullo e inefficacia assoluta. Passando all&rsquo;esame dei suoi riflessi nel diritto tributario, si ipotizza che l&rsquo;inefficacia degli atti invalidi si possa qui apprezzare secondo modelli differenti da quelli che operano nel diritto civile, potendosi cos&igrave; giustificare le norme tributarie (quali ad esempio, in materia di imposta di registro, l&rsquo;art. 38 del T.U. n. 131/1986) che ne predicano l&rsquo;irrilevanza. Il percorso prosegue con l&rsquo;esame delle ipotesi di patologia contrattuale introdotte dal legislatore come &ldquo;rimedio&rdquo; per la violazione delle norme impositive, per poi concludersi, dopo aver indagato i riflessi fiscali della simulazione, con il ritorno al tema dell&rsquo;elusione e dell&rsquo;abuso del diritto, auspicandosi un uso misurato dei relativi strumenti di contrasto, anche per le limitazioni che essi pongono alla libera espressione dell&rsquo;autonomia negoziale.<br />&nbsp;