<b><i>&ldquo;Erano le dieci e dodici di mattina, ventiquattro aprile san Fedele, con cielo nuvoloso e vento forte, i panni stesi ad asciugare sventazzavano... quando decise che&nbsp; era arrivato il momento per smettere di sentirsi malato, ormai &egrave; guarito da questa influenza che non pu&ograve; definire semplice influenza perch&eacute; significa negare la forza di tutti quei pensieri erranti a trentanove e otto che gli avevano fatto vedere fra gli arabeschi della trapunta arlecchinata certe note che punteggiano una musica&hellip;&rdquo;</i></b><br />Con queste premesse Ermanno Bragaglia affronta la difficolt&agrave; di un dialogo con suo figlio. &Egrave; difficile stare al passo con lui&hellip;e Massimiliano dovrebbe capire questa fatica. Ma il ragazzo non corre con chi si perde continuamente nelle sue riflessioni.