L&rsquo;ascesa e il declino della Montedison di Mario Schimberni. Enorme conglomerato di oltre 100.000 dipendenti da sempre al centro di brame politiche e finanziarie nazionali e internazionali, negli anni Ottanta l&rsquo;impresa and&ograve; incontro a una pesantissima ristrutturazione che la riport&ograve; all&rsquo;utile.<br />Dopo uno storico accordo con l&rsquo;ENI per la divisione fra chimica pubblica e privata, si svilupparono costruttive relazioni con i sindacati, si rilanci&ograve; la ricerca scientifica, si riprogettarono le attivit&agrave; industriali (Himont) e terziarie: supermercati, banca e finanza. Le quotazioni a Wall Street e le clamorose acquisizioni di Bi-Invest e La Fondiaria minacciarono di sconvolgere il panorama del capitalismo italiano, da sempre improntato alle logiche del &laquo;salotto buono&raquo; di Mediobanca. Fino alla scalata di Raul Gardini, che pose fine al sogno di Schimberni e del suo top management di fare della Montedison la prima Public company italiana.<br />Utilizzando, per la prima volta, ampia documentazione inedita (verbali del Consiglio di amministrazione e degli organi direttivi, lettere, testimonianze dirette dei tanti protagonisti aziendali dell&rsquo;epoca e un sorprendente memoriale segreto di Schimberni stesso, che in prima persona commenta &ndash; non senza colpi di scena &ndash; il suo rapporto con Enrico Cuccia), il volume ripropone all&rsquo;attualit&agrave; un progetto imprenditoriale di respiro mondiale.<br />Come argomenta il saggio introduttivo di Giulio Sapelli, se Montedison fosse diventata una Public company oggi l&rsquo;Italia sarebbe un Paese diverso.