Tradurre Grazia Deledda in nugoresu berteru: una sfida immane che Gianni Manca lancia proprio nel 150&deg; anniversario della nascita della scrittrice di Nuoro premio Nobel per la letteratura. Tra una celebrazione e l&rsquo;altra, il romanzo Canne al vento prende ora forma come Che-i sa canna in-su bentu. &Egrave; forse l&rsquo;opera pi&ugrave; nota di Grazia Deledda, che parlava e amava la sua lingua materna, &ldquo;su nugoresu&rdquo; appunto, bench&eacute; avesse scelto di scrivere in italiano con il chiaro intento di avere una platea ben pi&ugrave; vasta di quella che poteva assicurarle la sua &ldquo;piccola&rdquo; Sardegna. Grazia Deledda ha sempre attinto a piene mani dal microcosmo che la circondava, dal patrimonio delle tradizioni popolari come pure dalle leggende, dai fatti e fattacci di cronaca come pure dalla lingua sarda, ricca di espressioni intraducibili che ha spesso lasciato intonse nelle sue opere. La traduzione di Manca &egrave; una trasposizione in nuorese verace. Esistono gi&agrave; traduzioni in sardo, sia di Canne al vento sia di altri libri. Perch&eacute; allora in nugoresu berteru? &laquo;Perch&eacute; dobbiamo salvare e coltivare la nostra lingua materna, che era anche la lingua materna di Grazia Deledda&raquo; risponde Manca. Ogni parola &egrave; vissuta, viene cercata, scandagliata e rivoltata; ogni frase riscritta, riadattata e limata come soltanto i migliori artigiani sanno fare.&nbsp;<br /><br />Luciano Piras<br />&nbsp;