Eccellenze, Signore, Signori,<br />L’eterno dibattito sull’importanza da attribuirsi agli studi scientifici in confronto agli studi classici ebbe un giorno a campioni, in Francia, attorno al 1840, un insigne astronomo e fisico, Francesco Arago, e l’illustre autore delle Méditations poétiques, Alfonso Lamartine. Credeva Arago di aver inchiodato al muro l’avversario, gridandogli: «Non è colle vostre belle parole, che si fabbrica lo zucchero di barbabietola; nè con versi alessandrini che voi estrarrete la soda dal sal marino!». E soggiungeva: «È la scienza che ha fatto cadere per sempre i pregiudizi!». Lamartine non negava che la scienza fosse utile; ma: «Se il genere umano – diceva – fosse condannato a perdere interamente uno di questi due ordini di verità, o tutte le verità matematiche, o tutte le verità morali, esso non dovrebbe esitare a sacrificare le verità matematiche; perchè, se si perdessero tutte le verità matematiche, l’industria, il mondo materiale, ne avrebbero indubbiamente un danno immenso; ma se l’uomo perdesse anche una sola delle verità morali acquisite cogli studi letterari, questo segnerebbe la morte sua e dell’umanità intera». E concludeva inneggiando alle lingue «che voi chiamate morte, e io chiamo immortali».<br /><b>Vedute matematiche su fenomeni e leggi naturali, Gino Fano.</b><br /><br /><b>Gino Fano</b> (Mantova, 5 gennaio 1871 – Verona, 8 novembre 1952) è stato un matematico italiano.