De l&#39;infinito, universo e mondi &egrave; il terzo dialogo filosofico che Giordano Bruno pubblica a Londra nel 1584. Il testo &egrave; una disamina non solo sulla pluralit&agrave; dei mondi abitati ma anche un saggio filosofico sulla natura umana e sulla vastit&agrave; del potere divino di aver creato altri mondi simili al nostro.<br />&quot;Diversamente dal criterio dell&#39;astrattismo geometrico, in cui il disegno conchiude il colore, dove la linea compartimenta ogni possibile soluzione di continuit&agrave;, le superfici sagomate di Miniati si modellano le une con le altre, in un armonico altalenarsi di forme concave e convesse, di pieni e di vuoti, di colori caldi e di colori freddi, costituendo, pur senza l&#39;incisivit&agrave; del segno che ne circoscriva il modello, un tessuto variopinto alla maniera delcloissonisme. Ecco allora emergere le forme di un pensiero dinamico e plastico, su cui preme non tanto l&#39;analisi costruttivista, fredda e composta dell&#39;astrazione geometrica, quanto piuttosto l&#39;analisi caleidoscopica di una realt&agrave; interiore che trova un generale riscontro nella componente astratta pi&ugrave; lirica e spirituale del nostro tempo.&quot; (Michele Beraldo)